Eredità a cani e gatti, un parente impugna il testamento: i giudici confermano le volontà testamentarie
Una sentenza del Tribunale di Firenze ha stabilito che l’eredità di una signora fiorentina sia destinata al benessere di animali randagi, con il Comune come beneficiario.
La volontà di una benefattrice
Nel 2020, una signora di Firenze, senza coniuge né figli, aveva redatto un testamento olografo in cui esprimeva la volontà di destinare il suo intero patrimonio al sostegno di “cani e gatti bisognosi”. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2023, il testamento è stato presentato al Tribunale di Firenze, aprendo la strada a una disputa legale. Un parente della defunta ha impugnato il documento, sostenendo che gli animali non possano essere destinatari diretti di un’eredità, in quanto privi di personalità giuridica. Inoltre, secondo l’opposizione, il testamento risultava troppo generico, mancando di indicazioni su come i beni dovessero essere gestiti.
Nonostante queste contestazioni, il Tribunale ha confermato la validità dell’atto, riconoscendo come chiara e inequivocabile la volontà della testatrice: destinare i suoi beni al benessere di animali randagi. Il giudice ha individuato il Comune di Firenze come beneficiario, in quanto responsabile della gestione del randagismo, stabilendo che i fondi debbano essere impiegati per sostenere canili e gattili comunali.
L’eredità agli animali in Italia
Il caso ha riacceso il dibattito sulla possibilità di lasciare i propri beni agli animali domestici in Italia. La legge italiana non consente agli animali di essere eredi diretti, ma esistono strumenti legali per garantire il loro benessere attraverso il patrimonio di un defunto. Tra questi, il testamento modale permette di assegnare beni a una persona o un ente, vincolandoli alla cura di un animale. Inoltre, la nomina di un esecutore testamentario può assicurare che le disposizioni siano rispettate, garantendo che i fondi siano utilizzati per il fine previsto.
In Paesi come gli Stati Uniti, esistono trust specifici per animali, che assicurano una gestione chiara e vincolante dei lasciti. In Italia, invece, la mancanza di una normativa specifica rende più complesso garantire l’effettivo utilizzo dei beni per il benessere degli animali, lasciando ampio spazio alla fiducia riposta nelle persone o negli enti designati.
La sentenza di Firenze rappresenta un importante precedente, confermando che, anche in un sistema giuridico complesso, è possibile rispettare le volontà testamentarie in favore degli animali.