Margot dopo dodici anni felici passati in famiglia, viene portato in un canile, muore di crepacuore
Una famiglia della provincia di Napoli ha vissuto tranquillamente insieme per dodici anni. Il nucleo familiare era composto da padre, madre e una figlia, che ha adottato una cagnolina di nome Margot da un canile. Dodici anni dopo, la ragazza si è sposata e ha avuto un bambino. Essendo diventata madre, la ragazza ha deciso di consultare il pediatra per il neonato, ma si è resa conto che il medico non aveva conoscenze in campo veterinario. Il bambino ha sviluppato delle bolle sulla pelle, e prima ancora di rivolgersi a un medico, la madre ha ipotizzato che il cane potesse essere la causa del problema. Così, in modo diretto, ha detto che dovevano liberarsi del cane, paragonandolo a un problema da risolvere, come un dente cariato. In passato, la gente napoletana non prendeva queste decisioni così superficialmente. Ad esempio, nella commedia di Eduardo “Il sindaco del rione Sanità”, il personaggio del mastino Malavita viene assolto dopo aver morso la padrona che si era introdotta furtivamente nel pollaio, perché il cane stava semplicemente facendo il suo lavoro, grazie alla profonda comprensione del suo padrone, don Antonio Barracano. Tuttavia, in tempi moderni, nemmeno gli orsi possono più svolgere il loro ruolo di orsi.
Sospettando che il cane potesse essere il colpevole, la soluzione più facile e meno dolorosa per tutti sembrava essere quella di sbarazzarsi di Margot. Così, i genitori della ragazza hanno deciso di contattare un canile nelle vicinanze, a Nocera Inferiore, che esiste da più di trent’anni e che è gestito da una donna di nome Gianna Senatore. Gianna si è dedicata al benessere degli animali e ha cercato di promuovere un’etica nelle relazioni tra gli esseri umani e gli animali. Quando i genitori e la neo-mamma sono arrivati al canile, la cagnolina, che era microchippata e registrata a nome della ragazza, non era presente e non si capiva cosa volesse la ragazza in merito alla situazione. Quindi, è stata seguita la procedura standard: è stato chiesto ai genitori di agire con calma, scattare qualche foto e girare un video per cercare di evitare di traumatizzare Margot, che dopo dodici anni non era più un cucciolo. Tuttavia, la coppia, soprattutto la donna, ha rifiutato di ascoltare e ha sostenuto che dovevano pensare prima al bambino e solo dopo al cane. Anche se non c’è stato alcun confronto tra un medico umano e un veterinario o un certificato medico che indicasse la causa delle bolle sulla pelle del bambino, Margot è stata considerata colpevole. Questo atteggiamento superficiale ha dimostrato che per molti “è solo un cane”. Ma cosa ci si aspetta da un canile? Si chiama canile perché è il posto per i cani, no? Quindi, perché stupirsi?
Gianna, che gestisce il canile da tanto tempo, ha visto in passato le reazioni dei cani anziani quando vengono rinchiusi: si arrendono, smettono di mangiare, si isolano in un angolo e a volte si mettono in una posizione scomoda, girati verso il muro, aspettando la morte, se vanno bene. Ma Margot ha avuto una sorte peggiore. Dopo aver sentito le parole dell’anziana proprietaria che si affrettava a liberarsi di un onere diventato insostenibile – “Se non la prendete, provvederemo noi” – Gianna ha telefonato il giorno successivo offrendosi di accogliere e ospitare Margot. “Quelle parole frettolose – dice Gianna Senatore – mi hanno colpito profondamente. Avevo paura che il cane venisse dato al primo contadino che avrebbe incontrato sulla strada del ritorno. Ho pensato che avrei potuto offrirle qualcosa di meglio, così abbiamo subito iniziato a cercare una nuova casa più accogliente per quella sfortunata cagnolina.”
La prima foto condivisa sui social mostrava Margot in difficoltà, che graffiava le pareti della gabbia e abbaiava per uscire. “È durato solo pochi minuti. Abbiamo subito notato che stava iniziando a iperventilare, aveva difficoltà respiratorie e la lingua stava diventando blu.” Hanno immediatamente portato Margot dal veterinario nel tentativo di salvarla: le hanno somministrato ossigeno, diuretici, e hanno passato una notte intera vegliando su di lei, ma purtroppo non ce l’ha fatta. La cagnolina, con una mascherina simile a quella degli husky e uno sguardo dolce che potrebbe commuovere chiunque, è stata trascinata in un vortice di disperazione a causa di un trauma inatteso da cui non è mai più emersa. Non esiste una legge adeguata che protegga veramente gli animali, nonostante gli studi degli ultimi vent’anni abbiano dimostrato i loro sentimenti, le loro emozioni e la loro psicologia. E se, dopo dodici anni, Margot avesse ripensato all’incubo del canile in cui era finita, magari strappata alla madre e costretta a crescere in un ambiente privo di amore?
La scusa più comune che gli esseri umani si danno – anche a livelli inaspettati e elevati – quando non provano empatia né rispetto, è dire “è solo un animale”.